
Prima di raccontarti della diagnosi precoce e dell’intervento, facciamo chiarezza.
Cos’è il linfedema secondario?
Condivideremo una definizione, per inquadrare meglio il concetto, pensata per i professionisti sanitari che ci seguono, e una molto semplice per i tanti pazienti che ci leggono.
Se sei un professionista sanitario, il linfedema secondario è un accumulo patologico di liquido linfatico nel tessuto interstiziale, causato da un danno o da un’ostruzione del sistema linfatico.
Può insorgere dopo chirurgia (asportazione o biopsia dei linfonodi), radioterapia, infezioni o traumi.
Se sei un paziente, ti diremo in parole semplici, significa che il corpo trattiene un liquido che normalmente dovrebbe scorrere e tornare in circolo.
Questo liquido si ferma nei tessuti e può causare gonfiore, dolore, perdita di funzione, cambiamenti cutanei (fibrosi), rischio di infezioni.
Indice articolo
- Un messaggio fondamentale
- Quattro studi scientifici
- 1 – Studio su fisioterapia precoce dopo chirurgia per carcinoma mammario
- 2 – Studio sull’uso precoce della manica compressiva in linfedema arm-related da tumore al seno
- 3 – Durata del linfedema come fattore predittivo e Complete Decongestive Therapy CDT (Terapia Decongestiva Complessa)
- 4 – Studio sperimentale di stimolazione fisioterapica precoce e flusso linfatico
- 4.1 – Pratiche suggerite
- Quali sono oggi i limiti attuali e gli ambiti di ricerca
- Conclusione: ogni ora, davvero, conta
Ma a tutti lanciamo un messaggio fondamentale:
Il linfedema secondario non è un destino inevitabile.
Diagnosticare e iniziare il trattamento ai primissimi segnali può cambiare radicalmente il decorso:
- riduce il rischio di insorgenza,
- rallenta la progressione,
- preserva la funzione,
- minimizza dolore e complicanze.
Se sei un fisioterapista, ogni momento dopo una chirurgia a rischio è un’opportunità per fare la differenza.
Se sei un paziente, osserva i segnali: pesantezza a fine giornata (anche senza un apparente aumento di volume/dimensione dell’arto), tensione e fastidio.
Quattro studi che dimostrano perché intervenire subito fa la differenza
Qui andremo ad elencare solo alcuni degli studi scientifici che mostrano come la tempestività nella diagnosi e nel trattamento influenzi profondamente l’evoluzione del linfedema.
1 – Studio su fisioterapia precoce dopo la chirurgia per il carcinoma mammario
Esiste uno studio randomizzato condotto in Spagna su 120 donne, dopo dissezione dei linfonodi ascellari.
Il gruppo che ha ricevuto la fisioterapia precoce (drenaggio linfatico manuale, esercizi di spalla, massaggio cicatriziale, educazione) ha avuto solo il 7% di casi di linfedema dopo un anno, contro il 25% del gruppo di controllo (coloro che non avevano ricevuto la fisoterapia precoce).
Inoltre, il linfedema è comparso molto più precocemente nel gruppo controllo: hazard ratio ≈ 0.26 (circa 4 volte prima rispetto al gruppo di intervento).
Ciò dimostra che intervenire precocemente migliora la risposta clinica.
📚 Riferimento: Torres Lacomba et al., 2010, PubMed ID 20068255
Indicenza di linfedema dopo chirurgia oncologica

2 – Studio sull’uso precoce della manica compressiva in linfedema arm-related da tumore al seno
(mild BCRL, “mild breast-cancer related lymphedema”)
Studio prospettico osservazionale di 12 mesi, che confronta chi usa subito una manica compressiva di classe lieve (CCL 1) con chi non la usa, tra donne con linfedema lieve.
Il risultato è stato interessante: Dopo 6, 9 e 12 mesi, si è visto che il gonfiore tendeva a peggiorare molto di più in chi non indossava la manica, mentre chi la usava fin da subito manteneva la situazione più stabile.
Anche il volume relativo e l’acqua locale nei tessuti (misurata con metodi specifici) restavano più stabili nel gruppo che aveva effettuato la compressione precocemente.
3 – Complete Decongestive Therapy CDT (Terapia Decongestiva Complessa) e durata del linfedema come fattore predittivo
Questo studio ha analizzato i dati di 105 persone con linfedema agli arti superiori o inferiori.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi, ovvero, il gruppo che aveva il linfedema da un anno o meno e il gruppo che lo aveva da più di un anno, prima di iniziare la Terapia Decongestiva Complessa.
Dopo 4 settimane di trattamento, la riduzione del volume in eccesso è stata molto più marcata nel gruppo con linfedema più recente.
Per esempio, nelle braccia, la riduzione media del volume era di circa l’80,8% nei casi più recenti, rispetto al 62% nei linfedemi presenti da più tempo.
Questo conferma che la precocità dell’intervento influisce direttamente sull’efficacia terapeutica.
📚 Riferimento: Damstra & Mortimer, PubMed ID 34929075

4 – Studio sperimentale di stimolazione fisioterapica precoce e flusso linfatico
Uno studio sperimentale randomizzato su pazienti con dissezione ascellare ha usato la linfoscintigrafia per verificare se la fisioterapia precoce (tecnica di Földi) favorisce la progressione del tracciante linfatico più lontano rispetto al punto di iniezione, ovvero un migliore drenaggio.
Il risultato ha mostrato un’associazione statisticamente significativa tra fisioterapia precoce e progresso del flusso linfatico in tutte le fasi del test.
Quali sono quindi le implicazioni per la pratica in fisioterapia?
Ecco come questi dati possono guidare il lavoro del fisioterapista, e cosa comunicare all’utente finale:
4.1 – Pratiche suggerite
| Aspetto | Pratica suggerita |
|---|---|
| Screening post-operatorio / follow-up | Monitoraggio precoce con misure di criconferenza (volumi e sintomi soggettivi (pesantezza, tensione) dopo chirurgia o radioterapia. |
| Educazione del paziente | Informare su cura della pelle, riconoscimento dei primi segni, prevenzione dei traumi, postura ed esercizio dolce. |
| Intervento fisioterapico tempestivo | Drenaggio linfatico manuale, esercizi attivi e assistiti, massaggio cicatriziale; uso precoce di maniche compressive nei casi lievi immediatamente. |
| Terapia decongestiva completa (CDT) | Nei casi già clinici ma recenti, iniziare con protocollo completo, compressione, cura della cute. |
Quali sono oggi i limiti attuali e gli ambiti di ricerca
È importante anche capire cosa non è ancora ben definito:
Durata dell’efficacia a lungo termine
Molti studi coprono 6-12 mesi, ma non è sempre chiaro se il beneficio precoce persista dopo anni.
Standardizzazione delle misure
criteri diversi (differenza circonferenziale, volume, soglia percentuale) rendono difficile confrontare studi.
Modalità ottimale degli interventi
ad esempio, quale tipo e quanto spesso di drenaggio linfatico, che classe di compressione, quali esercizi specifici.
Adesione del paziente
L’efficacia dipende anche dalla costanza del paziente (uso della manica, esercizio, cura della pelle). Le abilità comunicative e motivazionali (e quindi di leadership) del fisioterapista sono quindi decisive per l’aderenza terapeutica.
Ogni ora, davvero, conta
Perché dietro ogni segno lieve, ogni arto che inizia a “sentirsi diverso”, c’è la possibilità di cambiare il corso della storia clinica, e spesso anche quella personale, di un individuo.
Il tempo, in fisioterapia dermatofunzionale, non è solo una variabile: è parte della cura.
Riconoscere precocemente, intervenire subito, ascoltare la pelle e i suoi segnali significa restituire libertà, movimento e fiducia.
È questo il valore più grande del lavoro di un professionista sanitario: trasformare la prevenzione in speranza concreta, e la tempestività in qualità di vita.
Autrice

Dottoressa Roberta Cagnetta
Fisioterapista esperta in riabilitazione dermatodunzionale
CEO Innovalinfa










